La vitamina D è fondamentale per il mantenimento di livelli ottimali di salute, regola l’assorbimento di calcio e fosforo nell’intestino, oltre che modulare il sistema immunitario e la contrattilità muscolare.La sua carenza provoca nel bambino rachitismo e deformità ossee e nell’adulto può causare osteomalacia (rammollimento e demineralizzazione delle ossa), difetti immunitari, debolezza muscolare, aumentato rischio di fratture.
Per vitamina D si intende un gruppo di molecole dall’attività pro-ormonale che coesistono in 5 forme. Di queste, le più importanti sono la D2 (Ergocalciferolo, di origine vegetale) e la D3 (Colecalciferolo, presente in una delle classi di farmaci più prescritti). Fanno parte della famiglia delle cosiddette “vitamine liposolubili” (solubili nei grassi), assieme ad A, D e K. La vitamina D è l’unica delle quattro che può essere sintetizzata dal nostro organismo, senza dover essere esclusivamente assunta con la dieta (dell’introito totale di vitamina D col cibo ne viene assimilato solo il 30%) esponendosi ai raggi ultravioletti del sole, anche solo per poche decine di minuti al giorno!
Pochi cibi sono relativamente ricchi di vitamina D, fra i principali ricordiamo l’olio di fegato di merluzzo, il fegato, il burro e i formaggi, i pesci grassi (salmone, maccarello, tonno e sgombro sott’olio), i funghi, soprattutto champignon.
Tuttavia le vitamine liposolubili vengono “stoccate” nel fegato e, se non utilizzate, possono dare tossicità da ipervitaminosi. Nel caso di ipervitaminosi D si ha: aumento del calcio circolante nel sangue facilmente identificabile per l’aumento della minzione e della sete; un eccesso di depositi di calcio nei tessuti molli, in reni, fegato e cuore, causando danni agli organi. A questo si associano anoressia, nausea, vomito e diarrea, debolezza, insonnia, nervosismo, prurito e, infine, insufficienza renale. Altri sintomi della tossicità della vitamina D comprendono ritardo mentale nei bambini piccoli, crescita e formazione anomala delle ossa, diarrea, irritabilità , perdita di peso e depressione.
E’ tuttavia impossibile andare in ipervitaminosi da eccessiva esposizione al sole e/o da alimentazione sbagliata. Molto più frequente è l’intossicazione da errato uso dei farmaci. Spesso una sola dose di alcuni medicinali è costituita da 25-50.000 fino a 100-300.000 unità di vitamina D (dose giornaliera raccomandata: 400-1000 unità), cosa che richiede un attento monitoraggio da parte del medico, con valutazioni periodiche del fabbisogno reale del paziente per evitare fenomeni di accumulo e tossicità. Per contrastare questo fenomeno è stata introdotta di recente la “nota limitativa alla prescrivibilità ” nr. 96, che limita la prescrizione di farmaci ad alto dosaggio di vitamina D solo ad alcune categorie di pazienti adulti, con livelli sierici estremamente bassi ed elevato rischio di fratture, mentre nei bambini è sempre a carico del sistema sanitario nazionale per le condizioni di ipovitaminosi grave e rischio rachitismo.