Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un interesse sempre più grande verso il benessere individuale con discipline come yoga, meditazione e pilates; in risposta allo stress crescente e ai ritmi di vita sempre più serrati.La stessa evoluzione avviene anche nel mondo aziendale nella ricerca di soluzioni alle sfide di un mercato globale con l’innovazione tecnologica e con quella sul versante umano. Un numero crescente di aziende stanno dirigendo i propri servizi di welfare verso il benessere del personale in una ricerca di equilibrio tra la vita personale e quella professionale -work life balance-.
Questo non implica che stiamo assistendo ad una svolta filantropica del business, ma semplicemente che – sempre più imprenditori e manager – comprendono l’importanza di un contesto sereno che possa giovare alla produttività. Tutto questo sulla scia delle direttive legislative comunitarie e nazionali della valutazione stress lavoro correlato che persegue l’obiettivo di migliorare le condizioni di stress organizzativo e che costa all’economia europea decine di miliardi annui in assenteismo, errori, malattie ed infortuni.
Tra le proposte in questa direzione troviamo:
-ergonomia;
-open space;
-analisi di clima;
-counseling organizzativo;
-comunicazione efficace;
-coaching;
-analisi di benessere organizzativo;
-yoga in azienda;
-creatività e spazio per la condivisione;
-gestione dello stress;
-mindfulness;
-gestione del tempo;
-gaming.
Oltre a queste declinazioni tecniche, le basi di un’analisi di benessere organizzativo si fondano su tre livelli:
a. primario – aspetti organizzativi, numero di lavoratori impiegati per turnazione, ergonomia, orario dei turni, chiarezza organizzativa;
b. secondario – interventi di empowerment del lavoratore come formazione, counseling, assessment, coaching;
c. terziario – interventi sanitari verso i lavoratori in casi di burn out e altre malattie professionali.
Come possiamo tradurre queste grandi evoluzioni nella nostra quotidiana esperienza professionale? Oltre ad alcuni accorgimenti specifici, possiamo individuare due grandi azioni: realizzare con la nostra professione un talento, una vocazione, una passione, o più semplicemente amare ciò che facciamo e, al di là del ruolo, funzione e ambito avere un atteggiamento positivo e proattivo verso ciò che facciamo.
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Una volta perseguiti questi due aspetti di fondo, possiamo mettere in atto alcuni accorgimenti quotidiani:
-rispettare sempre le indicazioni relative alla sicurezza;
-trovare la posizione più ergonomica possibile;
-rispettare i turni di lavoro;
-riposare durante le pause e nei periodi festivi;
-aiutare i colleghi e creare un clima positivo in cui stare;
-non portarsi il lavoro a casa;
-rimanere curiosi e cercare ciò che ci possa appassionare;
-prendere pause regolari ogni 30 minuti, anche solo con alcuni respiri consapevoli;
-almeno ogni 3-4 ore stendere e allungare il corpo;
-trovare il senso sociale della propria attività;
-continuare la propria formazione;
-impegnare le proprie forze al massimo, accettando i propri limiti.