L’allergia è una reazione avversa a molecole estranee all’organismo, dette antigeni o allergeni, mediata dal sistema immunitario; nel caso delle allergie alimentari l’antigene è rappresentato dalle proteine naturalmente contenute in determinati alimenti.
Le allergie alimentari sono il classico esempio di reazioni avverse di tipo non tossico. L’organismo dei soggetti allergici è sensibilizzato nei confronti di alcune sostanze di origine alimentare, ovvero produce anticorpi verso alcune sostanze, normalmente innocue, contenute in uno o più cibi, additivi o contaminanti alimentari. Questi anticorpi prodotti sono del tipo IgE che, ogni volta, determineranno una cascata di eventi associati alla liberazione di mediatori chimici, tra i quali la ben nota istamina. Quindi la peculiarità delle allergie, rispetto alle intolleranze alimentari, è che le reazione allergica avviene entro pochi secondi o al massimo entro poche ore dall’esposizione dell’organismo all’antigene sensibilizzante. Inoltre, le allergie non sono dose dipendente e, una volta sensibilizzato l’organismo, è sufficiente una minima dose di antigene per determinare la reazione allergica, che in taluni casi può risultare piuttosto violenta e pericolosa per la salute.
L’individuo allergico deve quindi stare particolarmente attento a limitare il più possibile i contatti con l’alimento verso cui si è sensibilizzato. Nonostante molte persone manifestino reazioni avverse a determinati cibi, le malattie allergiche vere e proprie sono meno comuni di quanto si possa pensare; attualmente colpisce circa il 2-7% degli adulti ed il 6-13% dei bambini.
La sintomatologia delle allergie alimentari è piuttosto variabile per localizzazione ed intensità; coinvolge tipicamente l’apparato gastrointestinale, quello respiratorio e cutaneo. La conseguenza più temibile di un’allergia alimentare è lo shock anafilattico che, nelle forme più gravi, può condurre all’occlusione delle vie respiratorie, al coma ed alla morte dell’individuo e necessita, per questo, di un intervento precoce con epinefrina o adrenalina.
• Prurito al cavo orale e alla faringe.
• Orticaria, prurito cutaneo o eczema.
• Gonfiore delle labbra, del viso, della lingua, della gola o di altre parti del corpo.
• Asma, congestione nasale o problemi respiratori.
• Dolore addominale, diarrea, nausea o vomito.
• Sintomi associati allo shock anafilattico; difficoltà respiratorie, grave caduta di pressione arteriosa, pallore, ansietà, palpitazioni, sudorazione, vertigini, svenimento, coma.
La diagnosi di allergia alimentare si basa su test cutanei, valutando la comparsa di reazioni allergiche dopo somministrazione sotto cute di antigeni di diversa natura; una volta individuato l’alimento o il tipo di allergene in questione, si possono fare dei test specifici in vitro. Diagnosticata l’allergia, l’alimento o gli alimenti interessati devono essere eliminati dalla dieta. Questo particolare regime alimentare, definito dieta di esclusione, non deve necessariamente durare tutta la vita in quanto, soprattutto nei bambini piccoli, la sintomatologia tende a volte a scomparire con il passare del tempo.
In presenza di un’allergia importante, il medico può prescrivere epinefrina iniettabile che la persona allergica deve portare con sé per fronteggiare l’eventuale comparsa di uno shock anafilattico. Allergie alimentari con basso grado di severità possono essere controllate attraverso l’utilizzo di antistaminici, da assumersi dopo l’esposizione all’allergene per attenuare le manifestazioni indesiderate.